Agroalimentare, Coldiretti: Cresce export campano +4,1%. Male Benevento
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Nel secondo trimestre dati export boom per Avellino, negativi solo Benevento e Napoli.
I dati del secondo trimestre 2018 registrano un segnale positivo nell’export dell’agroalimentare della Campania. Secondo l’elaborazione di Coldiretti Campania su indagine Istat, complessivamente la vendita di cibo nel mondo della regione ha segnato un +4,1% nel periodo aprile-giugno 2018 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore complessivo di oltre 900 milioni di euro.
Al contrario l’importazione di prodotti agroalimentari, freschi e trasformati, registra una frenata con -3,1%. A fare la parte del leone in termini percentuali è la provincia di Avellino, con un boom del 35,5% di esportazioni, contro una contrazione del 21,4% delle importazioni. In termini di valore è la provincia di Salerno a generare il maggiore export, che sfiora i 400 milioni di euro con +7,9%. Bene anche il +4,5% di Caserta che però incrementa anche le importazioni con un +1,6%. Saldi negativi per le province di Benevento e Napoli.
Ma mentre nel Sannio il -6,3% di export fa il paio con un -10,4% nell’import, la provincia partenopea segna un -6% nelle esportazioni e resta stabile nelle importazioni. Il napoletano è il territorio che importa di più agroalimentare dall’estero, per un valore di oltre 560 milioni di euro, a fronte degli oltre 300 milioni che rappresentano il made in Italy.
“Questi dati – commenta Gennarino Masiello, presidente di Coldiretti Campania e vicepresidente nazionale – registrano un andamento positivo che conferma quanto l’agroalimentare rappresenti una grande leva di sviluppo per la nostra regione. Una crescita dell’export del 4% è estremamente incoraggiante rispetto alle potenzialità che possiamo realizzare, soprattutto quanto leghiamo il valore del territorio al prodotto finito. Il cibo prodotto in Campania che finisce sulle tavole di tutto il mondo porta con sé un racconto e un sapere straordinario, spesso oggetto di falsificazioni e truffe. Ed è in un rapporto di filiera trasparente tra aziende agricole e imprese della trasformazione che sta la sfida del futuro per la nostra organizzazione”.