Zero Lab Station e ‘Il mondo di sotto’: dall’associazione culturale alla musica
12:25:43 3593Le band, si sa, nascono spesso da opportunità di aggregazioni artistiche di varia natura.
In principio c’era Zero Lab, un'associazione culturale napoletana impegnata in tematiche come la guerra, l'ambiente, la precarietà e la produzione dei saperi, nell’ottica di un'esperienza di partecipazione attiva alla vita sociale e culturale della città partenopea. Poi, da quella dimensione ancora “teorica”, è nata la musica.
Gli Zero Lab Station – Gianluca Panaccione (voce), Davide M. D'Angelo (chitarra), Antonio Gallo (basso) e Lino Barbiero (batteria) – si formano nel 2002, anche se il nucleo originario, composto da Davide e Antonio, suona assieme da oltre un decennio. Fondendo alla musica i temi dell'attivismo politico-sociale, i quattro musicisti partono dall’impegno nell’associazione culturale e trasformano il progetto in qualcosa di più ampio ed artistico. Interessante la genesi del nome della band.
“Lo Zero – ci raccontano – non rimandava a una dimensione temporale, a un anno zero, ma a una dimensione sociale: il livello più basso della società, dove le relazioni si presuppongono tra pari. Il Laboratorio era il luogo dove si elaboravano le idee, le azioni. Quando decidemmo di accostare il nome della band a quello dell'associazione, aggiungemmo in fine la dicitura ‘Station’, poiché la stazione ha rappresentato, nel secolo scorso, il posto dove arrivavano e partivano gli individui. E, con loro, le idee”.
I quattro musicisti arrivano tutti da esperienze musicali molto diverse, con influenze artistiche provenienti da vari generi e stili. “Per quanto riguarda la voce – rappato e stesura dei testi –, è forte il richiamo all'esperienza delle Posse e a tutto ciò che ne conseguì - ci dicono -. Per la chitarra Tom Morello per la sua ecletticità e l'inventiva nei suoni e nelle ritmiche e Marc Rizzo per la potenza e la dinamica dei suoni. Per il basso Tim Commerford e Glen Diani per i suoni pieni, potenti, ed i pochi fronzoli. Infine per la batteria i Led Zeppelin per le travolgenti ritmiche”.
Fra le loro esperienze più formative, gli Zero Lab Station citano senza dubbio l'intensa attività live, che li ha portati a girare l’intera penisola negli ultimi anni, arricchendoli profondamente dal punto di vista sia umano che professionale. “Importante però è stata anche l’ultima esperienza al Morphing Studio di Bologna, presso il Groove Factory. Lavorare con Cristiano Santini è stato un momento di forte crescita individuale e collettiva per tutta la band. Cris riesce ad ottenere il meglio dai musicisti, non perdendo però mai di vista le persone. Il che è stato ed è fondamentale. Almeno per noi”.
Fra le precedenti attività in sala d’incisione la band vanta due E.P. autoprodotti, entrambi registrati alla FM Records di Roma, distribuiti con licenza Craetive Commons e scaricabili dal sito www.ko-rec.org. Il primo, nell’estate del 2005, dal titolo “Demos Cratia” e il secondo dal titolo “La Commedia della Precarietà”, registrato nell’estate 2008.
E’ uscito invece da poco “Il mondo di sotto”, primo full lenght della band, che prende il titolo da una fiaba popolare toscana. “Ma nella nostra accezione non c'è niente di fiabesco - spiegano gli Zero Lab Station -. Il nostro mondo non ha neanche un'accezione gotica: non è la descrizione del mondo dei morti, in opposizione a quello degli esseri viventi, ma è il ritratto di quel che avviene nel livello più basso della società. Ed in questo vi è un richiamo esplicito alla componente Zero del nome della nostra band”.
“Il mondo di sotto” è dunque quello che subisce le turbolenze generate ai livelli superiori, ma anche quello dove vengono messe in atto strategie e pratiche di resistenza a queste stesse turbolenze. C’è una chiave di ascolto epica nelle vicende rappate in questo lavoro. Anzi, un'epica nuova a segnarne la poetica e la consequenzialità dei brani: “il racconto degli ultimi vent'anni della nostra storia, che non è una storia condivisa, tracciandone, come per un videogioco o un romanzo, una sorta di allegoritmo. A chi lo ascolta il compito di saperlo cogliere a pieno. A noi quello di esprimerlo, in canto e in musica, strofa per strofa”.
E ora? Progetti, sogni, obiettivi? “Speriamo di continuare a suonare molto dal vivo. Almeno per il prossimo anno, anno e mezzo. Poi, chissà, forse cominciare a ragionare sui tempi e i modi del prossimo lavoro in studio. Negli anni abbiamo dovuto acquisire una buona dose di concretezza, così diventa abbastanza difficile sbilanciarsi in materia di sogni”. Concreti e produttivi. Così si fa.
Ad maiora!
Link: www.myspace.com/zerolabstation
Carlotta Nobile