Benevento: Conclusa la seconda sessione di Res Langobardorum
19:11:4 5486E' terminata la seconda Sessione nella Sala ‘Vergineo’ del Museo del Sannio di Benevento del Convegno di studi sul tema: ‘Res Langobardorum. Storia, cultura, religione della Benevento Longobarda’, promosso dalla Provincia e dall’Ufficio Cultura e Beni Culturali dell’Arcidiocesi, in collaborazione con la società cooperativa ArteViva.
I lavori di questa Sessione sono stati moderati da Marcello Rotili.
Enrico Cuozzo dell'Università Suor Orsola Benincasa di Napoli ha discusso dell'economia e della società del Ducato e principato longobardo di Benevento. “Per Longobardia minore - ha detto Cuozzo - noi intendiamo il Ducato di Benevento, trasformatosi in Principato all'indomani del 770, quando Carlo Magno conquistò il Regno longobardo di Pavia. Il Regno longobardo di Pavia, occupato dai Franchi, fu abbandonato dai Longobardi che vennero nell'Italia meridionale ed ecco che il Ducato di Benevento si trasformò in Principato di Benevento e durò fino a dopo il 1000, quando arrivarono i Normanni. L'economia e la società della Longobardia minore è caratterizzata intanto da una forte lotta politica tra i vari ceppi dell’aristocrazia longobarda. E la Longobardia minore si trasformò -proprio per queste lotte - in tre Principati autonomi: il Principato di Benevento, il Principato di Salerno ed il Principato di Capua. Questa divisione, ovviamente, fu "fatale" all’esistenza della Longobardia minore perché la indebolì sul piano militare, sul piano economico e sul piano sociale e fu facilmente preda, da un lato degli Normanni e dall'altro lato dei Bizantini. I quali avevano e occupavano, in quel periodo, l'attuale Puglia e l'attuale Calabria”.
Lina Massa, professoressa del Liceo Classico ‘Pietro Giannone’ di Benevento ha relazionato su ‘Produzione libraria e miniatura a Benevento’. La docente ha svolto una ampia ed approfondita analisi sulla produzione degli ‘scriptoria’ di epoca longobarda, costituenti un patrimonio di straordinaria rilevanza, sebbene lo stesso sia custodito in più Istituzioni culturali anche fuori Regione. Da questo immenso tesoro si ricavano la capacità non solo tecnica di un amanuense del calibro di Orso attivo nel IX secolo, ma anche quella rielaborativa e creativa dei canoni allora in vigore. Per questo la professoressa Massa ha parlato di Benevento quale ‘capitale culturale’ in quel periodo storico, in quanto capace di mostrare una grande indipendenza dai diversi poteri del tempo. In quegli splendidi manoscritti, che colpiscono per la loro perfezione estetica ed artistica, si evidenziano però anche messaggi chiari di natura politico, costituenti proprio la consapevolezza di un popolo in grado di presentare una propria autonomia culturale, persino in campo liturgico. E' necessaria perciò, secondo la Massa, un'opera profonda e costante di studio rispetto ad una produzione culturale che si avvaleva di solidi ed intensi legami tra Benevento e Montecassino. Si tratta in definitiva di fondi preziosissimi costituenti una testimonianza storico-artistica, e di profonda identità culturale che occorre comunicare anche ai più giovani.
Luigi Pedroni, dottore di ricerca in Storia antica, che ha discusso sulla icnografia e ideologia della monetazione longobarda beneventana, ha affermato che la produzione di moneta longobarda è stata ben studiata finora, e che dunque sono stati messi in luce gli aspetti relativi alla cronologia e alla sistemazione generale. Tuttavia, restano problematici alcuni punti riguardanti l'uso delle immagini e le leggende sulle monete. In particolar modo appare opportuno studiare a fondo alcuni momenti critici: uno è quello relativo alla successione ad Arechi II - e, quindi, alla monetazione di Grimoaldo III, di Grimoaldo IV e il Principe Sicone; e l'altro momento chiave è la monetazione di Adelchi, molto complessa, che dà adito ad interpretazioni e approfondimenti circa lo sfruttamento e l'uso politico delle immagini e delle leggende. Dal punto di vista generale, ha continuato Pedroni, la moneta non è solo uno strumento economico-finanziario, ma è anche uno strumento politico. Essa riflette l'autorità emittente: è, quindi, uno strumento della propaganda politica. Del resto accade lo stesso ancor oggi: sulle monete vi sono le immagini di Dante o l'uomo di Leonardo e cioè di simboli che l'autorità emittente, cioè l'Italia, vuole rappresentare al mondo. Così la moneta nell'antichità, e anche tra le mani dei longobardi, era uno strumento per inviare messaggi di natura politica.
Chiara Lambert dell'Università di Salerno ha discusso sulla produzione epigrafica longobarda di Benevento. A suo giudizio, tale produzione partecipa, di fatto, di tutti i temi che sono stati affrontati nel corso delle Relazioni di questo Convegno perché la epigrafica longobarda di Benevento si sviluppa a partire dal Ducato, poi Principato di Arechi II e soprattutto con l'epoca di Sicone. La Lambert ha quindi affermato: ‘Si tratta di epoche che vedono la città fiorire enormemente, da un punto di vista architettonico, e più in generale culturale in quanto si consolida la scrittura beneventana. L'epigrafia è un riflesso di questa sia da un punto di vista grafico e che sia da un punto di vista dei contenuti. È stato già detto nel corso di questo Convegno che la scrittura agiografica, con le vite dei santi, costituisca anche un documento politico: bene, le epigrafi dei principi di Benevento, che erano conservate nella Cattedrale e che vengono restituite a noi proprio in questi ultimi tempi, contengono dei veri e propri "manifesti politici". Si tratta delle le vite di questi grandi Principi, e con essa c'è l'epopea dei Longobardi del sud, con i valori tradizionali del popolo longobardo: quindi si tratta della disponibilità all'uso particolare delle armi, ma anche una attitudine ai nuovi valori del cristianesimo, una disposizione umana alla benevolenza. Insomma, ha concluso la Lambert, ci troviamo di fronte agli stessi valori condivisi dai contemporanei sovrani Carolingi. Dunque si sta ampliando la nostra conoscenza su questo mondo e vale la pena che essa venga riscoperta anche attraverso queste lapidi che speriamo presto di rivedere ricomposte anche nell'istituendo Museo diocesano’.
La consulente scientifica del Museo del Sannio, Maria Luisa Nava ha osservato come la Sezione longobarda del Museo del Sannio sia stata di recente ri-allestita, utilizzando naturalmente i materiali già in possesso del Museo e che già fanno parte delle collezioni storiche. Si è voluto, però, dare maggior risalto alla sezione epigrafica, che è stata - con l'ausilio della professoressa Chiara Lambert dell'Università di Salerno - rivisitata in modo da dare anche uno sviluppo cronologico, stilistico e storico, a quella che è la ricca produzione beneventana. Quindi la Nava ha così continuato: ‘Sono quindi state rivisitate anche le altre Sale del Museo, in cui sono stati disposti i materiali a secondo della loro funzione e della loro destinazione: materiali che il Museo del Sannio possiede già dalla fine degli anni '30 del secolo scorso e che provengono da ritrovamenti, oltre che nella città di Benevento anche nelle contrade limitrofe. In particolare è stato dato risalto a quello che era l'abbigliamento, sia del cavaliere che della dama; inoltre è stato dato risalto anche agli altri aspetti connessi alla conversione al cristianesimo da parte dei longobardi che avvenne nei primi tempi della loro stanziamento beneventano. E poi naturalmente uno spazio adeguato è stato dato a quelli che sono gli elementi architettonici, molto particolari, dell'edilizia beneventana. Vorrei aggiungere - ha detto ancora la consulente - che la recente apertura del Museo diocesano costituisce un'occasione importante per la città e per la provincia di Benevento, ed anche credo per la Curia, per mettere in relazione quelle che sono le ultime scoperte effettuate sul periodo longobardo all'interno della cattedrale di Benevento con quelle che sono le testimonianze storiche del Museo del Sannio. E io auspico - ha concluso la Nava - che i due Musei possano collaborare e operare insieme per la diffusione della cultura della città’.