Unioni Civili il 28 l'approdo al Senato. Il Wand: "E' tempo che la sveglia suoni"

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Approderà in Senato probabilmente il prossimo 28 gennaio il DDL Cirinnà sulle Unioni Civili. Ma gli emendamenti, le barricate dei cattolici e le verifiche costituzionali animano in queste ore il dibattito politico.

Che l’Italia sia indietro, e non solo sulle Unioni Civili, è un dato quanto mai assodato. Proprio in queste ore a tenere banco sono i botta e risposta sul contestato DDL Cirinnà. Il dibattito, almeno nel Paese è aperto da tempo, il mondo politico invece lo ha scoperto da poco e si è fatto fitto solo perché mancano poco più di 10 giorni dal suo approdo in Senato.

Per sabato, 23 gennaio, sono numerosi i sit-in di protesta e flash mob organizzati dai movimenti LGBT+ su tutto il territorio - in 78 città italiane -  e non solo al Pantheon a Roma dove ci saranno Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno, Mit, ma anche a Benevento con il Collettivo Wand in prima fila. A scaldarsi però è anche il mondo cattolico che organizza per il prossimo 30 gennaio, il Family Day.

I punti più criticati del DDL sembrerebbero essere quelli riguardanti lo "stepchild adoption" e le Unioni Civili. In base al disegno di legge “due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, di seguito denominate «parti dell'unione civile», possono contrarre tra loro un'unione civile per organizzare la loro vita in comune. La registrazione dell'unione civile è effettuata, su istanza delle parti della stessa unione, e in presenza di due testimoni maggiorenni” e proprio per questo equiparata al matrimonio.

Per quando riguarda le adozioni invece il testo recita che “i figli delle parti dell'unione civile, nati in costanza dell'unione civile, o che si presumano concepiti in costanza di essa secondo i criteri di cui all'articolo 232 del codice civile, hanno i medesimi diritti spettanti ai figli nati in costanza di matrimonio. Le parti dell'unione civile possono chiedere l'adozione o l'affidamento di minori ai sensi delle leggi vigenti, a parità di condizioni con le coppie di coniugi. In caso di separazione delle parti dell'unione civile, si applicano con riguardo ai figli le disposizioni dettate dall'articolo 155 del codice civile”.

Sul tema, ilQuaderno, ha voluto ascoltare proprio il Collettivo Wand. A rispondere è Giulia Tesauro e la prima domanda che le rivolgiamo è proprio su ‘come si vive la discussione politica sul DDL Cirinnà’.

“Aspettiamo e seguiamo ció che succede nel panorama nazionale. È un momento particolare – dice Giulia – un momento in cui addirittura equilibri e roccaforti di questo paese iniziano a vacillare, basti pensare alle opinioni discordanti che si stanno alzando all'interno della Chiesa, o alle spaccature interne anche al partito che ci governa. Un tempo se eri pro gay eri di sinistra, se eri contro, di destra. Oggi non è più così, ci sono mille sfumature, mille direzioni tra le quali è difficile orientarsi e forse proprio questo sconvolgimento degli equilibri è segnale di quanto siano complessi i tempi che stiamo vivendo, di quanto sia un tempo di radicali cambiamenti”.

Il Partito Democratico attraverso il capogruppo a Palazzo Madama, Luigi Zanda, predica calma sugli emendamenti da apportare al testo mentre poi sulle Unioni Civili dichiara che siamo in palese ritardo. Insomma, un colpo al cerchio ed una alla botte? Cosa si rischia?

“Fa un po' ridere – risponde l’esponente del Wand – che nella maggior parte degli altri Paesi europei ci sia il matrimonio e qui invece un DDL sulle Unioni Civili sia continuamente bloccato da emendamenti e modifiche. Una unione civile non è un matrimonio e questo lo si sta precisando e ribadendo in tutti i modi, quasi come se poi fosse una cosa impossibile avere il matrimonio egualitario anche nella cattolicissima Italia. Il rischio chiaramente è quello di avere un testo tagliato e ripulito che di fatto sia solo un misero contentino. Il DDL Cirinnà non è incostituzionale e questo è ormai appurato, le altre preoccupazioni in merito onestamente le vedo solo come un paravento dietro cui nascondere la propria omofobia”.

Il si, o almeno l’apertura, sull’istituzione del Registro delle Unioni Civili a Benevento c’è stato. Ma a che punto siamo?

“Sulla realizzazione tecnica onestamente stiamo un po' temporeggiando perché se mai il DDL Cirinnà dovesse diventare legge la situazione cambierebbe completamente anche per Benevento”.

Come detto però, dal mondo cattolico si susseguono le dichiarazioni che hanno il sapore del no. Da Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che ritiene la discussione “una distrazione dai veri problemi dell’Italia” a Galantino, segretario della CEI, che dice invece che “bisogna dare risposte a tutti” ma chiude di conseguenza sulle adozioni. Le reazioni però anche dal mondo politico su questo passaggio sono molto tese anche da parte di compone l’attuale maggioranza di governo, seguita inoltre da Lega, Area Popolare, Forza Italia. L’Italia ha paura del gender?

“Io credo che una quota di paura ci sia – risponde la Tesauro - la società ha bisogno di creare scarti, di creare un «Altro» da cui differenziarsi e da usare come capro espiatorio, su cui riversare le proprie quote d'angoscia. Nella nostra società l'Altro è tutto ciò che non è rappresentato dal modello patriarcale ed etero normativo. Il fatto che la società stia cambiando allora significa che ciò che prima era considerato rifiuto, era considerato l'Altro da tenere alla larga, inizia a prendersi giustamente quegli spazi di sociale, di diritti, da cui fin ora è stato estromesso. Mi viene allora da chiedermi: chi saranno i nuovi Altri?”.

Il dibattito e l’iter parlamentare del testo appare dunque ancora in piena salita. Proprio per questo anche a Benevento, sabato 23 gennaio alle 17.30, gli attivisti per i diritti civili s’incontreranno nei pressi della Prefettura. “Prendiamo la sveglia dal comodino – si legge nell’evento su Facebook – stacchiamo l'orologio dal muro, impostiamo la sveglia sullo smartphone e scendiamo in piazza per un flash mob che sveglierà l'Italia”. L’obiettivo è quello di creare pressione sull’approvazione che è tra l’altro caldeggiata anche da ‘Amnesty International Italia’ con il direttore Gianni Rufini che ha lanciato un appello proprio ai membri del Senato. Non è però l'unico visto che anche l'ex sindaco di Roma, Ignazio Marino ha su Change.org lanciato una petizione diretta al Parlamento denominata "L'amore conta. Approviamo le #unionicivili in Italia".

Allegato
Unioni Civili - Il testo del DDL Cirinnà


Michele Palmieri



Articolo di Associazionismo / Commenti