S.Agata, tra scavi e omertà parlano solo....i rifiuti

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Le ruspe hanno spento i motori e con oggi sono terminate le tre settimane previste di scavi a S. Agata de’ Goti. Questa mattina, per il quarto giorno di fila, si è continuato a lavorare nel frutteto di località Capellini. In prima mattinata, si è lavorato nella particella di terreno da cui ieri erano affiorati fusti e liquami altamente pericolosi. In un‘area più prossima al ciglio della strada, anche oggi sono emersi fanghi e polveri: la terra continua ad essere del colore verdastro come quella vista ieri, ma sono sconosciute le sostanze che stanno riemergendo.
Nel primo pomeriggio, invece, gli uomini della Forestale si sono concentrati su un’altra particella dell’ex cava, con un altro proprietario, su cui è stato effettuato un solo scavo. Il geomagnetometro, pur rilevando la presenza di ferro, ha scovato solo un vecchio tubo usato per l’acqua, ma nulla di pericoloso.
Per questa settimana i lavori del Nipaf si chiudono qui e probabilmente a fine settimana si terrà un vertice in Procura con il Pm incaricato dell’inchiesta, Nicoletta Giammarino, per fare il punto della situazione. Dall’esito dell’incontro, inoltre, si potrà sapere se le ricerche sul territorio di S. Agata terminano o si procederà su altri siti, sempre in zona.
Da queste tre settimane di scavi, si è potuto apprendere che, in un certo senso, i rifiuti parlano. Parlano perché, da quanto è emerso dal terreno, è stato possibile datare gli scarti in un arco temporale abbastanza preciso che va dall’86-87 fino al 92-93 ed anche 96 (in relazione al tricloroetano bandito dal Protocollo di Montreal in quell’anno). Chi non parla, invece, sono coloro che sanno, che hanno visto e che potrebbero indicare nuovi siti e punti in cui esiste anche solo il dubbio della presenza di rifiuti interrati.
Se in queste settimane l’immagine che nel corso del tempo S. Agata è riuscita a costruirsi come terra pulita, culla di civiltà antiche (basti pensare a Saticula situata sul versante opposto rispetto agli scavi), luogo di prodotti genuini, i ritrovamenti di rifiuti tossici hanno in qualche modo offuscato l’immagine ‘da cartolina’, ma è doveroso conoscere cosa nasconde la terra che calpestiamo ed i prodotti che mangiamo. E’ opportuno distinguere quanto di buono S. Agata può dare, anche a livello di prodotti agricoli, alla minima parte di territorio inevitabilmente contaminato e circoscrivere la zona per la futura bonifica. Ancor di più è doveroso dare un nome ed un volto a chi per anni, per pura avidità personale, ha aumentato i propri conti in banca a discapito di un’intera comunità.
Le ruspe hanno smesso di funzionare, ma la speranza è di continuare a sentire presto il rumore dei motori alla ricerca di altri, eventuali, veleni.

Nella Melenzio

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