Nunzia De Girolamo e le conversazioni rubate: 'Attiro ominicchi da quattro soldi che registrano abusivamente'

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Non ne può più Nunzia De Girolamo ad essere derubata delle sue conversazioni private, seppur su fatti di politica. Non è la prima volta che la deputata sannita incappa in questo tipo di disavventure. In un altro caso, le registrazioni di incontri nella sua abitazione di Benevento finirono addirittura in Tribunale, con tutti i risvolti ormai noti sul caso Asl.
Stavolta, il "furto" è avvenuto su dichiarazioni espresse in vista delle prossime Regionali e sulle alleanze possibili. De Girolamo, da politica ormai ferrata, avrebbe posto, anche in maniera colorita, delle condizioni per appoggiare il governatore uscente, Stefano Caldoro, ma avrebbe voluto che le sue considerazioni fossero rimaste nel chiuso di una stanza. E, invece, qualcuno che era presente alla riunione ha registrato tutto e lo ha diffuso fino a farlo arrivare all'orecchio attento di Dagospia.
La De Girolamo, stanza dell'andazzo, ha preso carta e penna e scritto a Dago in persona: "Caro Dago, inizio ad essere seriamente preoccupata per questa mia inconsapevole e non voluta attitudine nell'attirare ominicchi da quattro soldi che registrano abusivamente le mie conversazioni. Forse, per chi non è abituato a guardare e parlare in faccia è più semplice nascondersi dietro l'anonimato del vigliacco".
Tuttavia mi spiace contraddire la tua lucida capacità di analisi politica: quella riunione, presieduta da me, unica donna, dinanzi a trenta uomini, è stata fatta nell'estremo tentativo di salvare la coalizione di centrodestra con Forza Italia alla quale, come sai, io guardo da sempre come l'unica possibile e, per quanto mi riguarda, ammissibile. Più che una sceneggiata mi sembra una grande commedia degli equivoci architettata evidentemente da chi prova a mandare all'aria ogni possibile intesa.
Cose che accadono in Campania dove fare politica è ben diverso dal farla a Stoccolma o a Varese. E anche se la tua grancassa suona sul mio dialetto, sappi che ne sono fieramente orgogliosa. Ti chiedo: se la conversazione si fosse svolta in veneto, o bolognese o magari in fiorentino, che va tanto di moda in questo periodo, ci sarebbe stata questa eco mediatica? Non credo. Ciò non toglie - rivendica l'ex ministro - che io continuerò a parlare in napoletano-sannita, una lingua forse più antica di quella del sommo poeta (mi riferisco a Dante e non a Renzi) Detto questo, come tu ben sai, le registrazioni fatte abusivamente (e diffuse) con l'obiettivo di screditare le persone o danneggiarne l'immagine sono vietate dalla legge. Ti dirò anche che le conversazioni dei parlamentari godono di un'ulteriore garanzia, non voluta da me ma dai padri costituenti. Perciò, auspicando di incontrare sulla mia strada meno sedicenti uomini e più persone dalla schiena dritta, ti invito alla prossima puntata della sceneggiata che, come tutte quelle che si rispettino, ha un gran finale. Si andrà in scena - avverte - in un'aula di giustizia".

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