Medici al Quaderno poche settimane fa: 'Le mine che esplodono nel corpo del disabile'

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La denuncia odierna di Antonio Medici non è la prima al riguardo e purtroppo temiamo non sarà l'ultima. Solo poche settimane fa, infatti, l'ex assessore al Lavoro scriveva per il Quaderno settimanale il pezzo a seguire. Parole che ci hanno fatto riflettere non poco, arrivando lì dove le nostre leste gambe mai ci avevano fatto giungere.
 
"Quando il luogo più altamente simbolico di una comunità, il Municipio, continua da decenni ad essere “inaccessibile”, ossia impraticabile dalle persone con ridotte capacità motorie e sensoriali, si ha ben chiara la rappresentazione della scarsa accessibilità dell’intera città. Eppure l’inaccessibilità di questi Palazzi è solo il simbolo di una discriminazione strisciante e violenta al contempo, di un’esclusione cui non riesce a porsi rimedio; è indubbio, infatti, che le persone con disabilità prima che parlare con il Sindaco o con il Presidente della Provincia o di discutere una causa, aspirano a poter “vivere” in modo autonomo la città. Istruirsi, curarsi, divertirsi. C’è sempre un punto interrogativo per un disabile. Riuscirò ad arrivare e a parcheggiare vicino all’Università? La farmacia di turno sarà una di quelle fuori da Corso Garibaldi? Quel ristorante dove c’è la festa della mia amica è accessibile? E quel bar dove tutti vanno a prendere l’aperitivo, è uno di quelli che non ha allestito un palco inaccessibile su suolo pubblico, vero? E il teatro dove c’è la recita di mio figlio, ci arriverò da solo o ci vuole una squadra di culturisti che mi tiri su a braccio per farmi entrare? La casa popolare che mi è stata assegnata è accessibile ed è parte di uno stabile in cui entro ed esco in autonomia?
Ciascun NO a queste domande è una mina che esplode nel corpo, nel cuore e nella mente di un disabile, creando una voragine nel rapporto tra singolo e comunità, tra cittadini diversi e città ostile. E il territorio della città di Benevento è un vero e proprio campo minato che tende ad isolare chi si muove con difficoltà; la sua “bonifica” va assunta tra le indifferibili priorità di chi pensa alla città come Bene Comune. Le piccole reti di solidarietà che si creano, nei palazzi, nelle scuole, negli uffici, nelle associazioni, per aiutare un disabile a superare questo o quell’ostacolo, infatti, leniscono ma non possono curare la sensazione di isolamento e di estraneità trasferita da una città che si mostra incurante di includere una parte dei suoi abitanti.
Non bastano le leggi, non bastano i buoni propositi e nessuno vuole compassione o pietà. L’Italia, grazie all’opera del senatore socialista Piro, ha una delle legislazioni più avanzate d’Europa in tema di barriere architettoniche; a Benevento il Sindaco Pietrantonio si fece meritoriamente promotore di una consulta “per il coordinamento degli interventi finalizzati all’integrazione sociale dei disabili”, il Sindaco D’Alessandro ed il Presidente Nardone sono persone attente a questi temi, il Sindaco Pepe ha istituito la delega “per la promozione degli interventi necessari all’abbattimento delle barriere architettoniche” (di cui mi sono occupato per soli 4 mesi, succeduto da Aldo Damiano, anche assessore ai Lavori Pubblici), eppure resta il campo minato, resta la diffusa trascuratezza ed occasionalità degli interventi, figlia di una sostanziale indifferenza culturale e politica. E’ necessario, dunque, che se ne parli non solo quando c’è una denuncia o un “caso” eclatante.
La pietà e la compassione offendono lo sforzo di autonomia e i sacrifici che ciascun disabile affronta per affermare la propria dignità di cittadino; abbattere le barriere architettoniche (così come non occupare indebitamente i posti auto riservati ai disabili) è un atto di inclusione per condividere il Bene Comune città, uno sminamento che apre il territorio alla fruibilità di tutti".
Antonio Medici



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