L'ultimo saluto a Carlotta Nobile: 'Sono salva dove non lo ero, nell'anima'

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Nelle belle giornate di luglio, le ragazze di 25 anni attraversano le navate delle chiese del centro con l'abito bianco, dirette verso il promesso sposo. Per Carlotta Nobile non è andata così, ma anche per lei ci sono rose bianche e lisianthus lilla, gli orchestrali che accordano gli strumenti e il coro a schiarire le voci. E poi gli amici di sempre, i conoscenti, i colleghi, i professori che l'hanno vista crescere tra i banchi di scuola, salutati solo qualche anno fa, il suo pubblico.
L'ultimo saluto ad un'anima bella è luminoso così come lo erano i suoi occhi, chiari come le volte della Basilica che oggi l'ha accolta tra due ali di folla, proprio come accadeva ai suoi concerti. "Troppo piccola - ha detto don Mario De Santis - per contenere l'affetto che Carlotta ha distribuito in pochi anni. Bella, intelligente, sensibile, piena di vita, aperta al futuro. Lei era così".
Oggi, il tributo è arrivato da quell'orchestra che aveva diretto per tre anni: "l'omaggio di un ultimo concerto", è stato detto nell'omelia: "Troppe lacrime stiamo versando - ha confessato il rettore della Basilica".
Antico il rapporto della famiglia Nobile con la casa del patrono di Benevento.
"Nel primo tempo della sua vita - ha ricordato don de Santis - Carlotta ha conosciuto l'amore, la crescita, l'arte, la letteratura". Poi è arrivata la malattia, la "croce" che è stata vissuta con la gioia della fede, riscoperta, come un regalo straordinario, perché, diceva Carlotta: "La vera guarigione è quella dell'anima e io sono orgogliosa, grata e fiera di portare la mia croce, di costruire, edificare, procedere. Sono salva dove non lo ero, nell'anima". Questa era Carlotta e anche ora che non c'è più, gli applausi sono tutti per lei.
Laura De Figlio

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