Foglia di fico? Tutta italiana! Il Governo e la protezione delle donne dalla violenza

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di Tiziana Nardone - Dal Quaderno Settimanale n. 599 - Ritardi inaccettabili e divulgazione internazionale opposta a quanto si professa in patria. E' colpa ministeriale. Il tono è lugubre? Sghignazziamo, allora: il Governo agisce in extremis nel dare attuazione a convenzioni internazionali. Per giustificare la sua scarsa azione se la prende con l'eccessivo sudditanza dell'Italia alla fede cattolica! Anzi, il Governo all'estero parla di doppio cognome per i figli, di adozione per single, di contratti di convivenza, insomma, il Governo attuale è 'progressista'!

Tornando al grigiore, invece, si potrebbe pensare che sia solo il metodo tutto italiano di sfuggire a qualche strigliata sovrannazionale...  Che poi il ministro alle Pari Opportunità, Mara Carfagna, nel condannare immagini che sfruttino il corpo della donna, si ritrovi facile vittima di sarcasmi poco importa: si è in ritardo, bisogna provvedere. Detto, fatto. "Promuovere l'adozione di immagini e rappresentazioni che non contengano messaggi violenti o di incitazione alla violenza sulle donne. Tutelare la dignità della donna, nel rispetto delle pari opportunità, favorendo la diffusione di valori positivi sulla figura femminile. Invitare il mondo della pubblicità a una maggiore attenzione nella rappresentazione dei generi, che sia rispettosa di donne e uomini e coerente con l'evoluzione dei loro ruoli nella società": è scritto nel protocollo d’intesa che il 26 gennaio, a Palazzo Chigi, la Carfagna firma con Giorgio Floridia, presidente dell'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria.

L'accordo prevede che il Ministero per le Pari opportunità s’impegni a denunciare, anche su segnalazione dei cittadini, le comunicazioni commerciali lesive della dignità della donna o che contengano immagini e rappresentazioni di violenza contro le donne. Attraverso il protocollo viene istituito un comitato paritetico composto da tre rappresentanti del dipartimento per le Pari Opportunità e tre rappresentanti dell'Istituto che potrà chiedere il ritiro immediato di una pubblicità palesemente offensiva. Anche le campagne già affisse verranno oscurate, con conseguente danno economico per il censurato.

La presentazione del protocollo, però, è passata alle cronache per il battibecco tra una giornalista dell'Unità e la ministra del PDL: la prima pare abbia rinfacciato alla seconda la sua precedente carriera da showgirl. La Carfagna ha respinto le accuse alla mittente, affermando di non essere intenzionata a farsi strumentalizzare.

Ma la Carfagna è colpevole. Solo per ultima, però, e di altro. Non per l'uso del suo corpo, ma per il mancato esercizio delle sue facoltà. Nel 2005, infatti, il comitato ONU per l'attuazione della Cedaw (Convenzione per l'Eliminazione delle Discriminazioni Contro le Donne) raccomandava all'Italia di intervenire per eliminare gli stereotipi nella pubblicità. Il Governo italiano, prima con Prodi e poi con Berlusconi, non è intervenuto. Nel dicembre 2009, un comitato interministeriale ha presentato il Rapporto periodico sulle azioni compiute per attuare la Convenzione. Il resoconto non è stato esposto pubblicamente e non è stato tradotto dall'inglese.

Un gruppo di donne ha sottoscritto nel 'fascicolo ombra' da inviare al Cedaw (lo 'shadow report', strumento utilizzato dalle organizzazioni internazionali. Viene redatto da esponenti della società civile e viene analizzato in contrapposizione a quello governativo per testarne la veridicità): "Lo Stato italiano non è stato in grado finora di affrontare il problema della rappresentazione sessista delle donne ampiamente diffusa in ogni forma di annuncio pubblicitario. I corpi nudi delle donne vengono utilizzati per vendere ogni tipo di prodotto. Non c’è alcun controllo preventivo per verificare se una pubblicità sia discriminatoria nei confronti delle donne: di conseguenza le pubblicità maschiliste e offensive restano esposte o vengono trasmesse a lungo. Sebbene sia possibile ricorrere all'istituto dell'autodisciplina pubblicitaria, gli stereotipi sessisti non sono esplicitamente vietati da un’apposita norma del relativo codice di autodisciplina".

Il Comitato Cedaw ha chiesto allora all'Italia di integrare il testo inviato, indicando come lo Stato stesse incoraggiando i media a salvaguardare la dignità umana e a mostrare ritratti di donne e uomini, positivi, equilibrati, di donne e uomini impegnati in tutte le sfere della vita.L'ONU, insomma, ha chiesto chiarimenti.

A gennaio, la firma del protocollo da parte della Carfagna. Facile sottolineare come ciò possa servire per la sessione di luglio 2011, quando il Comitato Cedaw, sentito il Governo, formulerà le sue Raccomandazioni finali all'Italia.

Le sorprese non sono destinate a finire. Leggendo il rapporto del Comitato interministeriale dei diritti umani per il Ministero degli Affari Esteri italiano, gli occhi si sbarrano. Il Governo scrive: "Punto 534 . Tutte le azioni legislative nel corso degli ultimi 25-30 anni, seppur frammentarie, sono ispirate ad un progressivo e sempre più significativo riconoscimento dell’unione di fatto come una relazione liberamente scelta, cioè, un centro istituzionale di affetto e di solidarietà basato sul consenso delle parti che è considerato valido fino a che tale consenso rimane. Punto 535. Questo percorso è ancora in divenire, perché l’Italia è influenzata molto più di altri Paesi europei dalla presenza della Chiesa Cattolica e dalla sua influenza sulla società civile. Punto 536. Degno di menzione è il dibattito in corso sulla possibilità di adozione da parte di single, tra cui donne single". C'è qualche foglia di fico di troppo.




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