Estorsione a Psichiatria: I parenti dei malati mentali pongono 5 domande

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Sui fermi dei tre beneventani decretati ieri dalla DDA di Napoli per estrosione continuata e aggravata ai danni di imprenditori edili, con un episodio estorsivo verificatosi, secondo gli inquirenti, all’interno del Servizio Psichiatrico dell’ASL di Benevento, presso l’ospedale “Rummo”, interviene l’Associazione di familiari e amici dei sofferenti psichici 'La rete sociale'.

In una nota scrive che “la notizia ci ha sconvolti. Abbiamo saputo che il reparto psichiatrico di diagnosi e cura situato al Rummo - per il quale stiamo lottando affinché non venga spostato a Sant’Agata dei Goti – sarebbe diventato una comoda sede di estorsioni per un gruppo criminale. Estorsione, aggravata dal metodo mafioso è, infatti, l’accusa ipotizzata nel decreto di fermo emesso contro Saverio e Luigi Sparandeo e contro Antonio Mottola. Estorsione che, in una nota del procuratore aggiunto della DDA di Napoli, sarebbe avvenuta con un sistema ‘emblematico’ per ‘agganciare le vittime’: cioè nel reparto psichiatrico del Rummo (noto come SPDC) dove Saverio Sparandeo ‘elemento apicale dell’omonimo clan’ era stato ricoverato. Ricovero che sembra sia durato oltre 2 mesi: una durata più che anomala”. “Insomma, ci è voluta la DDA di Napoli – continua l’esponente dell’associazione - per svelare quello che alcune ‘voci’ e denunce di ammalati ci avevano fatto intuire. Ebbene, la gravità di questa notizia, che pone negativamente l’organizzazione della Salute Mentale di Benevento all’attenzione nazionale, è così rilevante che richiede un assoluto e definitivo chiarimento da parte dei responsabili sanitari all’opinione pubblica e, in particolare, alla nostra Associazione che rappresenta i familiari degli ammalati spesso ospitati dall’SPDC”.

“ Infatti, non si può tollerare – prosegue la nota - che questo episodio, che penalizza gli interessi dei nostri sofferenti e mortifica il lavoro quotidiano di tanti operatori sanitari che si impegnano con professionalità, venga sbrigativamente liquidato con scambi di lettere burocratiche o sui giornali, sostanzialmente incomprensibili per i cittadini, che sembrano scritte soprattutto con l’obiettivo di scaricare formalmente le proprie responsabilità.

E poiché viviamo in un mondo gravido di domande senza risposte, poniamo pubblicamente i seguenti interrogativi ai vertici sanitari a qualunque livello - vertice della Asl, del Dipartimento di Salute Mentale, dell’SPDC – dai quali abbiamo il diritto civile di avere risposte chiare:
1) Chi e perché ha consentito l’accoglimento di Saverio Sparandeo nell’SPDC di Benevento?
2) Chi ha consentito che potesse rimanere per oltre 2 mesi in un reparto dove normalmente il ricovero non supera qualche settimana?
3) E’ vero che in una situazione sanitaria nella quale scarseggiano strutture e posti letto, gli sarebbe stata concessa una camera singola? E a che titolo?
4) Quali effetti sulle cure ai malati ha avuto vivere nel clima di disuguaglianza e intimidazione inevitabilmente creatosi?
5) E soprattutto: visto che il vero pericolo sono i criminali e non i malati, non vi sembra arrivato il momento di aprire le porte di ferro che ingiustamente isolano dal mondo i sofferenti dell’SPDC? In altre parole: visto che questa struttura sembrerebbe così permeabile all’ingresso di ‘estranei’ perché non renderla ‘aperta’ agli unici veri interessati, cioè agli ammalati, ai loro amici e familiari?



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