Da Benevento per 6 mesi da solo in Africa. E le avventure di De Caro continuano all'Est!
11:7:9 11136Nostro servizio - Mozambico, Swaziland, Sud Africa, Namibia, Botswana, Zambia, Malawi, Tanzania, Uganda, Kenya ed Etiopia. Sono 11 i Paesi attraversati da Giovanni De Caro, 37enne di Benevento, durante il suo viaggio solitario di cinque mesi e mezzo in Africa (Guarda la mappa). Un uomo molto sorridente che ispira fiducia a prima vista. Giovanni, fermandosi in qualche internet cafè lungo la strada, comunicava i suoi spostamenti attraverso un blog. Una nazione diversa dai clichè dei telegiornali esce fuori dai racconti del viaggiatore sannita. Povertà, ma anche semplicità, accoglienza e umanità.
Quasi sei mesi in giro, spostandosi con le corriere o prendendo un passaggio sui camion, senza avere quasi mai un problema, un diverbio o brutte avventure. Domani alle 19 sarà inaugurata una mostra fotografica intitolata “Dekaro diario” presso lo studio di progettazione architettonica [archiattack] in Via Paga 77, al Rione Ferrovia. L’esposizione sarà aperta al pubblico dalle 19 alle 22 fino a domenica 12 luglio, inoltre, sarà ricca di cimeli del viaggio africano: lo zaino, il passaporto, la tenda, alcune lettere di aiuto scritte da qualche abitante del posto, e un passo tratto dal blog (Guarda il video promozionale della mostra).
Il suo è uno schema già rodato. Lavorare per un anno e mezzo, mettere un po’ di soldi da parte e viaggiare per 6 mesi. Ha vissuto a Londra per dieci anni e ha visitato già tutto il Sud America, il Giappone, l’India e buona parte del sud-est asiatico. Per qualche anno ha fatto il tester di videogiochi: controllava se il testo in italiano fosse corretto e ben allineato graficamente prima dell’immissione del gioco sul mercato. Giovanni è partito da solo lo scorso novembre 2008 ed è ritornato a maggio 2009. Con lui uno zaino, una guida e una macchina fotografica.
L’aereo è atterrato a Johannesburg, la città più pericolosa secondo De Caro, in Sud Africa, e da qui è iniziato il suo viaggio. Tantissimi gli animali incontrati lungo la strada e perfettamente imbalsamati negli scatti del viaggiatore: ippopotami, babbuini, giraffe, ma soprattutto tanta umanità. Nelle sue foto emerge un rapporto fiduciario con il soggetto ritratto. La più sorprendente è stata scattata in una stradina di Harare, in Etiopia. Colori brillanti e uomini intenti a compiere le proprie azioni, noncuranti del passaggio dell’unico uomo bianco della zona.
In Namibia è stato raggiunto da alcuni amici e ha percorso il territorio in fuoristrada a causa dell’assenza totale di altri mezzi di trasporto. “E’ uno dei posti più belli dell’Africa, con pochissima densità di popolazione – ha sottolineato De Caro - . Si possono percorrere le strade anche per un’ora senza incontrare nessuno, siamo stati a diretto contatto con la natura. Ci siamo imbattuti in branchi di antilopi in corsa, sciacalli alla ricerca di cibo, leoni e zebre”.
Il minibus è stato il mezzo di locomozione più utilizzato. I mezzi partivano solo quando erano pieni e bisognava aspettare anche tre ore prima di mettersi in viaggio, ha raccontato De Caro. Qualche difficoltà nella tratta Kenya-Etiopia: un viaggio di tre giorni in un deserto a bordo di un autocarro raccontato nei minimi dettagli in un post del blog intitolato “Il terrificante viaggio da Nairobi ad Addis Abeba”.
Inizialmente raggiunse la periferia della capitale keniota con un taxi, in un quartiere somalo. Il tassista era molto spaventato e continuava a ripetergli che lì c’era gente cattiva. Fatto il biglietto si presentò puntuale, il giorno dopo, alle 11 del mattino: l’ora della partenza. L’attesa durò un intera giornata, fino alle sei del pomeriggio. Il responsabile della biglietteria – si legge nel racconto di De Caro – è stato anche percosso ripetutamente da una signora che lamentava l’enorme ritardo, sotto lo sguardo compiacente degli altri pendolari. Alla fine De Caro desistette e salì su un camion.
“Proprio in quei giorni alcune tribù del posto – ha dichiarato Giovanni - , non avendo da mangiare a causa della forte siccità, assaltavano i mezzi pesanti in circolazione. Era davvero pericoloso, infatti molti altri autisti, con tono preoccupato, ci avevano anticipato che qualcuno era stato fermato e rapinato con un fucile puntato in faccia. Abbiamo attraversato il confine in carovana, una decina di camion in tutto, per evitare di rimanere soli. A dire il vero anche sul tetto del nostro mezzo c’erano degli uomini armati che facevano da scudo ai viaggiatori. L'autista da allora non ha spizzicato più una parola: concentratissimo sulla guida. Correvamo come i pazzi, saltando su quella strada tutta fossi e buche”. Nonostante il clima teso, De Caro ha fatto un autoscatto allo specchietto retrovisore dell’autocarro (foto a sinistra): in primo piano c’è lui seduto accanto al conducente e sopra si intravedono gli uomini guardinghi.
Quasi tutte le notti le ha trascorse in ostello, altre in tenda: soprattutto in Botswana. Poi una lunga traversata in battello sul lago Bunyonyi. Lungo il percorso ha incontrato continuamente la stessa ragazza in tre paesi diversi. “Si chiamava Min, era cinese. Abbiamo fatto qualche chilometro insieme. Ho preferito non andare in Zimbawe, la situazione è drammatica: c’è in atto una forte epidemia di colera. Avevo letto che c’era molta delinquenza in Africa, ma a me è sembrata una nazione tranquilla. L’unica grande emergenza sono le malattie, in alcuni Paesi c’è il 40% di sieropositivi. Per il resto non ho visto vera miseria come mi è capitato di vedere in India. L’Africa è composta soprattutto da piccole comunità che hanno semplicemente uno stile di vita diverso dal nostro”.
De Caro ha percorso tantissimi chilometri da solo, conoscendo gli abitanti del posto e in alcuni casi fermandosi a mangiare a casa di qualcuno. “Ho rischiato anche di sposarmi – ha dichiarato sorridendo - . Ero in Etiopia a Dese, una città di passaggio, stavo mangiando in un ristorante. Una cameriera si offrì di accompagnarmi a fare un giro del villaggio. Alla fine siamo finiti a casa sua e lì è iniziata la caratteristica preparazione del caffè: dal chicco crudo alla tostatura e macinatura fino alla tazza. Dopo un po’ di tempo è arrivato il fratello che mi chiedeva dettagli tecnici per il matrimonio, dando per scontato della nostra unione. Ho cercato di districarmi dicendo che dovevo tornare in Italia e potevo raggiungerli solo tra qualche anno”.
Giovanni De Caro è una persona semplice e gentile, di poche parole. Ha un’esperienza difficilmente accumulabile in un’intera vita. La prossima tappa sarà nei paesi dell’est a bordo della transiberiana: attraversando la Mongolia, fino a raggiungere la Cina. Chi volesse approfondire l’avventura del viandante sannita può visitare il blog http://giandecaro.blogspot.com. Interessante la morale del suo viaggio in Africa: “L'ho messo in quel posto a un altro inverno…”
Lorenzo Palmieri
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