Benevento ed il suo 'mal d'aria'. Analisi dettagliata del gruppo 'Salviamo il paesaggio'

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“Qualche giorno fa,  sono stati resi noti i dati dell’inchiesta di Legambiente “Mal’ARIA 2015” che ha collocato la città di Benevento al terzo posto insieme a Torino e Piacenza nella classifica dei capoluoghi in cui nel 2014 almeno una centralina di monitoraggio urbana ha superato il limite di 35 giorni oltre la soglia massima ammissibile per le polveri sottili PM10; questi  hanno seguito solo di qualche giorno  il crollo di 30 metri dell’argine del fiume Sabato e l’allagamento del cantiere di recupero della Colonia Elioterapica nel letto del Fiume Calore. Sono immagini isolate oppure della realtà concreta che rappresentano una città allo sbando governata da una classe politica disattenta ai problemi ambientali e della qualità della vita?” A chiederselo il gruppo “Salviamo il Paesaggio” di Benevento che, in una articolata nota stampa, analizza alcuni aspetti dell’inchiesta: “Una delle cause dell’eccessiva presenza delle polveri sottili -si legge nella nota - può derivare dal traffico urbano i cui caratteri sono davanti agli occhi di tutti:  caos di auto private, l’inconsistenza dei servizi pubblici la mancanza di metodi alternativi se si eccettua la sperimentazione del Bike sharing della Provincia di Benevento (purtroppo a singhiozzo per i cronici ritardi negli interventi di manutenzione). Le polveri sono l’effetto della combustione, (soprattutto delle vecchie auto diesel senza filtro anti particolato), usura dei sistemi frenanti, attrito con l’asfalto dovuto alle eccessive auto, ma anche del mancato rispetto del Codice della Strada che prevede lo spegnimento dei motori in sosta, cosa che non accade, per es., nel caso dei pullman extraurbani che lasciano i motori accesi per alimentare il riscaldamento invernale o il condizionamento estivo degli abitacoli”. Secondo punto: “Nei periodi invernali, nelle giornate senza vento, gli scarichi dei sistemi di riscaldamento, alimentati alla combustione di gas, gasolio , legna, biomassa ecc.,  rimangono come una cappa sulla città. In Trentino e nella Lombardia ed in tanti  Comuni della pianura Padana, in cui si sono trovati in queste condizioni hanno adottato l’installazione di elettrofiltri sulle canne fumarie ottenendo un abbattimento delle polveri sottili di oltre 85%. Dove è stato adottato questo accorgimento, Il Comune si è fortemente adoperato offrendo un contributo, anche del 100% dell'importo, ma il sistema migliore si è dimostrato lo sgravio fiscale sul costo dei filtri. Andando ai “danni da maltempo” , in attesa di una valutazione tecnica approfondita, colpisce il fatto che il crollo dell’argine a Lungo Sabato Matarazzo è avvenuto in adiacenza allo scarico del collettore fognario facendo sorgere il sospetto di un lavoro mal eseguito che in presenza di una sollecitazione appena fuori dall’ordinario ha determinato quello che sappiamo. Gravissimo è stato il taglio della vegetazione lungo l’alveo del fiume che avrebbe evitato l’erosione della sponda”. La nota prosegue analizzando la zona riguardante via Grimoaldo Re al Rione Ferrovia: “Con una delibera di Giunta Comunale  n. 59 del 2009 e successivamente con la n.158 del 2010 è stato inteso avviare un progetto di “Riqualificazione della  Colonia Elioterapica e sua integrazione con l’ambiente fluviale del fiume Calore.” Il progetto si è prefisso di destinare ad attività sportive / ricreative l’ex Colonia e gli spazi adiacenti. Inoltre ha inteso creare una passeggiata nell’alveo del fiume. Con tutta evidenza il progetto  ha voluto scimmiottare le grandi città fluviali che possiedono corsi d’acqua navigabili, quindi dotati di pontili galleggianti, servizi e passeggiate, ma il fiume Calore non è così. Inoltre la Giunta ha la memoria corta dimenticando che a 400 metri  c’è l’accesso del parco archeologico fluviale di Cellarulo dove, dopo una pessima progettazione c’è stata una pessima realizzazione tanto che la Magistratura sta ancora indagando. Ma sarebbe il caso di adoperarsi per una rapida conclusione delle indagini ed una restituzione dell’area alla cittadinanza recuperando il rapporto con il fiume citato nelle suddette delibere. Invece, molto discutibilmente, per realizzare la discesa nel letto del fiume  si stanno realizzando opere di cementificazione, restringendo la sezione idraulica; operazione pericolosa che non tiene conto dei tanti disastri che sono avvenuti ed avvengono sul territorio nazionale proprio per  l’arbitraria occupazione dell’area di naturale deflusso delle acque così come si sta facendo a Benevento. Nel mentre andava avanti la progettazione, venivano approvati Il Piano Territoriale Regionale (PTR) ed il Piano di Coordinamento Provinciale (PTCP) e successivamente il Piano Urbanistico Comunale (PUC). In tali strumenti si riconosceva nei corsi d'acqua  e nelle loro sponde, i naturali strumenti atti a mantenere la continuità degli ecosistemi tra  aree diverse: i corridoi ecologici; venivano adottate le norme per mantenere e potenziare questa funzione.   E’ utile ricordare ciò che  il Piano Urbanistico Comunale  (PUC) pubblicato il 24/12/2012, quindi pienamente operativo. Le norme tecniche di attuazione dedicano l’art. 38 ai Corridoi Ecologici, esse stabiliscono che agli stessi è attribuita l’area di 300 m  dalla sponda  per il Calore, Sabato e Tammaro e 150 per il Torrente S. Nicola, tra l’altro recita: “Sono aree inedificabili, dedicate al ripristino degli ecosistemi  fluviali,…” nessuna parola viene spesa in merito al letto del fiume che non può che essere dedicato al deflusso delle acque. Osservando la cartografia ufficiale si può osservare che l’area della Colonia Elioterapica include la porzione di strada , ma si ferma al parapetto della strada, non sconfina nel letto del fiume  . Pertanto, alla luce di quanto detto, a parere delle scriventi Associazioni, bisognava tenere contro della sopraggiunta programmazione territoriale acquisendo la filosofia in essa contenuta e adeguando i progetti in corso di svolgimento. Per mantenere la funzione di corridoio ecologico, bisognava rinunciare alla parte di progetto invasiva del letto del fiume ed attuare un potenziamento dell’alberatura esistente con specie arboree e cespugliose autoctone; questo avrebbe anche consentito un collegamento verde all'area di Cellarulo  Invece di infoltire, sono stati abbattuti un certo numero di piante, per esigenze di cantiere e di progetto creando discontinuità tra gli ecosistemi.  Se l'Amministrazione Comunale ci tiene tanto a dare alla cittadinanza delle aree verdi adiacenti i corsi d'acqua ricordiamo che “Lungo Sabato Boulevard” attende ancora di essere ultimato”.

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